Testi in Italiano
Perché la società per la diffusione della lingua e della cultura italiane ha ricevuto il nome di Dante Alighieri.
Dante Alighieri, per la sua immortale Divina Commedia, è il più grande della letteratura italiana e padre della lingua italiana stessa.
Nato a Firenze nel 1265, scrisse poesie sin da giovane, ispirato dalla bella Beatrice della quale si innamorò all’età di 9 anni. I suoi primi poemi e pensieri raccolti nella “Vita Nuova”(1293) furono l’espressione del “Dolce Stil Nuovo” il
linguaggio poetico ispirato dall’Amore nei nobili di cuore.
Fra il 1295 ed il 1302 si impegnò nella vita pubblica e politica della sua città natale. Durante la sua assenza da Firenze per un’ambasceria a Roma, i Guelfi Neri, suoi avversari politici, presero il potere della città e Dante non potè più ritornarvi. Esiliato a vita da Firenze, girovagò per l’Italia, passando da Corte a Corte, fino al 1319. Trascorse l’ultimo periodo della sua vita a Ravenna, dove morì nel 1321 e colà fu sepolto.
Durante i primi anni delle sue peregrinazioni (1304-6), scrisse i trattati filosofici il “Convivio”ed il “De Vulgari Eloquentia”. In quest’ultimo sostenne la necessità dell’ avvento di una lingua che fosse comune a tutta Italia ed adatta ad assurgere per bellezza e nobiltà all’altezza del latino letterario e filosofico fino ad allora usato. Lui stesso realizzò questo suo ideale nella sua opera maggiore, che scrisse tra il 1307 ed il 1320. Nella sua “Commedia”dal
Boccaccio poi chiamata Divina, il poeta, nel Purgatorio VII- 17, disse di Virgilio a riguardo del latino ciò che noi possiamo dire di Dante stesso a riguardo dell’italiano: “mostrò ciò che potea la lingua nostra”.
Nei secoli successivi le opere di Dante, ma anche di Petrarca e Boccaccio che, seguendolo scrissero nella lingua volgare, vennero lette e prese ad esempio da tutti gli studiosi italiani. Nel 1580 nacque l’Accademia della Crusca, che fino ad oggi si occupa della purezza della lingua Italiana, e venne scritto il primo vocabolario d’ italiano, pubblicato nel 1612, basandosi sul linguaggio usato da questi tre grandi scrittori e poeti. L’Italia aveva dunque di fatto, tra intellettuali e studiosi, un’unità di lingua già dal 1300 quando, nel 1861, raggiunse infine anche l’unità politica. È questa la ragione per cui dal primo governo italiano venne scelta come lingua nazionale il fiorentino.